Politica

Contro le armi e per l’etica nelle imprese

Sabina Siniscalchi ha deciso di scendere in campo per il Prc in Friuli, alla Camera, subito dopo il segretario, che è testa di lista. Vuol dire elezione sicura.

di Ettore Colombo

La chiamano «la nostra candidata cattolica», quelli di Rifondazione, Sabina Siniscalchi, a lungo vicepresidente di Mani Tese e poi direttrice della Fondazione culturale Responsabilità etica promossa da Banca etica, carica che ancora ricopre: ha deciso di scendere in campo per il Prc in Friuli, alla Camera, subito dopo il segretario, che è testa di lista. Vuol dire elezione sicura. «Un segnale importante di apertura per una come me, esterna al partito, e un segnale di riconoscimento del ruolo della società civile», spiega, aggiungendo di aver voluto scendere nell?agone per contrastare «la situazione economica e sociale del paese, che si fa sempre più drammatica». Vita: Come giudica le scelte prese sul fronte del sociale in questa legislatura? Sabina Siniscalchi: Concessioni ce ne sono state, ottenute anche per la grande battaglia del mondo associativo, a partire dalla +Dai -Versi, ma si tratta appunto di concessioni, che non rendono giusto conto dell?impegno che questi mondi affrontano tutti i giorni per fronteggiare le emergenze sociali degli emarginati, dei giovani, dei malati. Insomma, la montagna ha partorito un topolino. Serve invece un sostegno concreto che prescinda dalla generosità dei singoli cittadini, da parte dello Stato, per sostenere il ruolo di queste realtà, riconoscendo il valore economico dei soggetti che operano. È troppo comodo delegare tutti i compiti al privato sociale, senza sostenerlo a dovere. Né si può far lavorare il privato sociale su commesse e progetti. La Banca etica, per dire la realtà che conosco meglio, è una banca a tutti gli effetti, ma non gode di alcun tipo di facilitazioni e viene trattata come tutte le altre banche, nonostante i suoi scopi siano di ambito sociale e ambientale. Vita: Un altro punto su cui lo Stato latita immagino sia il sostegno alla cooperazione internazionale… Siniscalchi: Sì, infatti. Nonostante le grandi promesse dalla conferenza di Monterrey sono passati tre anni e gli aiuti internazionali del nostro paese non fanno altro che diminuire, mentre il fondo per l?Aids è stato usato per finanziare la missione in Iraq e le ong sono in difficoltà a portare a termine gli stessi progetti affidati loro dallo Stato. Vita: Su quali punti intende incentrare la sua azione parlamentare? Siniscalchi: Quelli sui quali mi sono già impegnata a lungo in questi anni: la difesa della legge 185 sulle armi leggere, la campagna per la messa al bando delle mine e nuove iniziative per regolare il commercio delle armi, considerando anche il triste primato dell?Italia nell?export delle armi leggere. Ma anche il comportamento etico delle imprese: si parla tanto di responsabilità sociale ma millantando iniziative che, pur se apprezzabili, sono più vicine alla beneficenza. Senza dire che oggi nuove norme delle Nazioni Unite chiedono il rispetto dei diritti ambientali e dei lavoratori nelle aziende. Vita: Resta da capire se una candidata ?cattolica?, per quanto di sinistra come lei, vorrà e potrà cercare convergenze con cattolici di altri partiti in nome dei principi… Siniscalchi: Perché lo esclude a priori? Dipende. Voglio vedere caso per caso i provvedimenti da adottare. Ma se il dibattito dalla sfera morale passa a quello dei diritti umani, vita e famiglia compresi, credo che delle convergenze si possano trovare. Anzi, sono fiduciosa di possibili convergenze, almeno con il fronte cattolico dell?Unione, che ha scritto un programma di mediazione tra persone che si sono comprese. Poi, il resto, si vedrà di volta in volta.


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